"La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte"
Omar Khayyam

giovedì 2 febbraio 2012

E anche Gennaio finisce. Da Belgrado a Lubiana

1 Febbraio, treno da qualche parte in Ungheria


E così Febbraio si è aperto, e da 15 giorni il viaggio non è più straordinario ma un modo di vivere
Mi aspettano altri 1000 km e non me ne curo.


Lasciare la Serbia e dimenticarla con la Bosnia
Altra moneta, altri costumi, altra lingua
Neanche una traccia della ex jugoslavia


La stazione di Sarajevo è un incubo
Non mi sento al sicuro
"here the gipsy are quicker"
è il sentimento comune
Mendicanti si avvicinano, io voglio andare via
Prendiamo il tram, ci avviciniamo all'ostello
La Sarajevo di quella notte di Sabato sera per me è stata una Cortina d'Ampezzo meno alla moda, baite di legno, neve sulle montagne


SALITA DISARMANTE CARICHI COME MULI LASTRICATA IN GHIACCHIO CON ORNAMENTI IN NEVE


ostello deserto, come prendere un appartamento per sette (vivendoci in cinque)
il tipo parla come Muccino - in bosniaco, s'intende
Mangiamo il cevapi
Dormiamo senza sogni



Ci svegliamo dopo 5 ore e ci incamminiamo per Mostar, una disarmante partenza alle 7 di mattina.
Ci sono solo due treni al giorno, uno va e uno torna. 
Semplice. 


I treni bosniaci sono brutti, donati da altri Stati, abbastanza sporchi e puzzano tutti di fumo. Ma i bosniaci sono gentili e quindi uno non se ne cura.
In più ormai viaggiamo come emigranti: buste piene di cibo da dividere nelle ore e nei posti più strani.


Compagni dai campi e dalle officine.


Abbiamo dimenticato da dove venga il nostro pane, l' ajvaji è serbo, il formaggio kasabi bosniaco, la nostra cioccolata slovena, i miei asssorbenti rumeni.
E sempre vino e cioccolata, dappertutto, provenienti da ogni parte dell'Est.
Arriviamo a Mostar così organizzati, stavolta abbiamo anche gli strudel dietetici che ho comprato a Belgrado.






Appendice:


Le considerazioni circa il divieto di fumo nei locali pubblici, suggeritemi dall'aria irrespirabile in ogni bar, treno e bettola di Serbia e Bosnia Erzegovina, mi hanno fatto pensare a come la Turchia sia a tutti gli effetti un paese europeo sotto molti punti di vista. 
A tutti sarà noto il detto
"fumi come un turco"
(che ai turchi tanto fa ridere)
e il divieto in Turchia di fumare al chiuso mi sorprese piacevolmente sin dall'inizio.


Da queste considerazioni mi è venuto da pensare che ho voglia di condividere con voi la nostalgia per la nazione che ora mi ospita e porre in evidenza alcune differenze culturali tra l'Est europeo e il mio Paese middle-asiatico.






Sono Italiana ma vivo in Turchia, una digressione dovuta


La Turchia mi manca, con le sue auto troppo matte e la gente che sa di famiglia.
"Kardesim kardesim!" (sorella/fratello), "Arkadas arkadas! " (amico).


... I wonder to hear this words soon...


La Turchia ora è mia, a Dicembre pensavo Italiano, ora immagino in turco.
Ogni Kebabbaro che incontriamo è una lettura veloce ai menù, ci fa sentire a casa, ma non ci fermeremo a mangiare perchè questa non è casa.


E a Bucarest di notte fermarsi a comprare il Kebab per il mio cane rumeno. Era per lui, non per me che di Kebab ne ho abbastanza e alle 4 di notte non posso mangiare.


E i Merhaba si sono sprecati, e mi ridevano gli occhi e a loro ridevano gli occhi con il nostro turco stentato; turchi rumeni: che ci fanno due turchi in Romania?
Ma i turchi sono belli e uguali dovunque, ed ecco che ci offrono Baklava e Locum, chè non capivano cosa ci facessero due italiane, una moldava (raccolta e abbandonata nel viaggio), un tedesco, un polacco e un cane rumeno a mangiare un kebab alle 4 di notte a Bucarest.


E i paragoni ogni giorno si sprecano, e le battute sono dovute, perchè con quello che ami si è anche un pò teneri e ironici.


Situazioni reali a confronto
(da esperienze di vita vissuta)


Due turisti davanti una mappa turistica di quelle grandi che trovi nelle strade, chiedono l'uno all'altro a gran voce "Where are we now?"


Abitante del posto si trova nei pressi.


Studiamo le diverse reazioni.


Bulgaria: il turista si gira e ripete la domanda all'indigeno.
Il bulgaro scappa via perplesso e spaventato senza pronunciare parola, non prima di aver messo al sicuro la propria donna.
Il turista impreca (se è italiano).


Romania: il turista si gira e ripete la domanda all'indigeno
Il rumeno risponde educatamente, saluta e se ne va. Il turista è perplesso dalla freddezza ma comunque riconoscente.


Bosnia: il turista non chiede indicazioni perchè l'indigeno è un bambino mulatto e gli ha già chiesto dei soldi.
Il turista da un biscotto a lui e all'altro bambino che nel momento è sopraggiunto, gli mostra il piercing per farli contenti e dopo una breve e incomprensibile conversazione in bosniaco tutti si congedano.


Slovenia: il turista chiede indicazioni e a rispondergli sarà una ragazza molto magra, dal bel cappotto e dall'inglese perfetto che in modo competente e meccanico gli darà tutta la praticità che stava cercando. Il turista seguirà le indicazioni e non avrà alcun problema a trovare quello che stava cercando e si dimenticherà della ragazza prima ancora di aver girato il primo angolo.


TURCHIA: il turista non chiede informazioni all'indigeno perchè egli ha già sentito il turista interrogare l'amico. Così il turco si mette in mezzo appellando il turista disperso "Arkadas Arkadas" e, dopo avergli offerto una sigaretta ed essersi premurato di comunicare in modo chiaro ed esaustivo che può in ogni momento andare a dormire a casa sua e contare su di lui, gli mostrerà dove essi si trovano in relazione alla mappa e nel contempo telefonerà ad un amico che con la macchina sta andando proprio dove i due turisti si stanno recando e sarà quindi naturalmente un piacere condividere il viaggio. Il turco sale in macchina con loro e alla fine pranzano e bevono chay per 3-4 ore circa, si scambiano i numeri di telefono, facebook e il biglietto da visita, da quel momento si scambieranno un sms ogni tanto per assicurarsi che tutti stiano bene fino alla fine delle proprie vite.


E così è inevitabile parlare con tutti i turchi che incontri, nella loro lingua e sorridendo il più che puoi
E loro sono contenti
E tutti si sentono a casa
loro e tu
Che i turchi stanno dappertutto, pure nei Balcani
(quanti kebabbari ci staranno a Roma?)




...DETTO CIO'...


Ma torniamo al nostro viaggio jugoslavo.
Sarajevo e Mostar, dicevo.
Mostar è una cittadina che all'ingresso sembra senza pretese. Alquanto bruttina nasconde una perla di antica maestria in natura ed architettura.
Stazione: uomo trilingue, due children, guida turistica più o meno improvvisata, ci segue, ci da duemila informazioni al minuto, informazioni che noi, a corto di soldi, non vogliamo. Lo seminiamo.


E così eccoci a Mostar, che è carina e non so descriverla.
Ci sono le bancarelle con le cose e il ponte distrutto dalla guera del 95 e ricostruito dall'UNESCO
Ci mangiamo gli strudel dietetici sopra.
Io compro un libro.
E' raro che io compri un libro.
E comprarlo in italiano, in Bosnia, nell'associazione culturale islamica è ancora più raro. Lo pago 22 Km, 11 euro, quando in Italia costa 7.40 euro (gratto via il prezzo apposto sulla copertina e scovo il prezzo reale).
Il libro si chiama Vita di un uomo, e l'autore è Giuseppe Ungaretti.


Me lo leggo  d'un fiato per le stradine della città, il viaggio è il messia e Ungaretti il suo profeta.


Non avevo mai comprato un libro di poesie prima d'ora.


Ci imbattiamo in una moschea.


è chiusa. 
Una signora vecchia, gobba, con i calzini di lana spessa e gli occhi buoni avanza per una stradina in salita, depositaria di una chiave formato gigante che usa per aprirci le porte di quel posto così modesto, a dire il vero, per noi che veniamo dalla magnificenza delle moschee turche. Ci fa entrare.


L'approccio è diverso rispetto a quello usato in Turchia verso i luoghi di culto: ci togliamo le scarpe, certo, ma possiamo parlare a gran voce, non c'è barricata per i non musulmani e chiacchieriamo con la signora un pò in bosniaco un pò in polacco. Pare che si intendano. 
(La Bosnia è un paese con tanta gente musulmana, sapevatelo.)


Ristorante
bevuta
ubriaca rubo oggetti tra le bancarelle
siamo intrappolati fino alle sei, orario in cui c'è l'unico treno
e così imparo davvero e bene come si gioca a tavla, in un baretto vicino a una moschea nel centro reale e non turistico di Mostar, dove non servono alcolici perchè "siamo in un posto religioso" mi dicono i giovani che giocano a freccette.


TAVLA TAVLA TAVLA
Timo vuole giocare con me ma mi odia allo stesso tempo, come da un bel pò ormai.
Mi sento giudicata, tante volte, dalla sua puntuale germanità.
Ma questo non è un blog in cui voglio parlare di relazioni interpersonali, e quindi non mi dilungo.
(ma Timo mi manca col suo "sei libera di fare quello che vuoi, io faccio così.")


E Sarajevo, come ha detto la mia amica Elena, è un grande cuore.
Tutto è un oggetto in rame e metallo, compriamo formaggi e yogurt speciali, il mercato della carne e dei latticini ci ingrassa e tutte le strade sono belle,calde, accoglienti e curate, come una città austroungarica ma a differenza di queste l'occhio non si perde in una distesa di organizzazione ampia e maestosa. 


Sarajevo è un sentimento che pullula di persone che non se ne curano, ed è un piacere camminarci dentro perchè è umana, ed è bella come una bella persona.


E' fatta di colli, innevati a presepe, e gli altri mi tendono attacchi con le palle di neve mentre risalgo la china del monte, ben protetti da un muretto - marrani!-, e io mi schermo con la Tavla, che ormai è con noi dappertutto, nei treni, in ostello, nel centro, da Istanbul alla meta finale di Bratislava.


Da Sarajevo a Lubiana (via Zagabria)


A cena mangiamo meravigliosamente. In un posto messicano (!!!) dove però sono tutti bosniaci.
La notte passa da Sarajevo a Lubiana, spendiamo tutti i soliti soldi che rimangono ogni volta che arriviamo in stazione, stavolta KM bosniaci;
investiamo in alcool e dolci per il viaggio e io mi lascio andare a qualche delirio durante la notte. 
Stavolta niente cuccette, ci diviamo per stenderci in 3 compartimenti diversi.
Timo mi fissa troppo spesso, e io continuo a non capire niente di lui.
Si è lamentato anche a Sarajevo tra le stradine felici, e il disturbo si è potuto risolvere solo con parole sincere aiutate da due Mohjito per me e mezza bottiglia di vino per lui.




Arriviamo di mattina a Lubiana, Andrej fa colazione con un cheeseburger nel McDonald e io fiera e senza vergogna preparo il nostro pane serbo col nostro formaggio bosniaco.
Scrocchiamo wireless, carta pulita, sedie e tavoli, prendiamo degli indirizzi da internet e decidiamo un ostello.
Timo è scocciato, non vuole andare dove voglio andare io, abbiamo sempre da ridire senza dircelo.


Ostello che sembra un albergo- ma in realtà le camere sono un pò sporche - ma molto molto cool. Ex prigione rinnovata, vari piani, sui letti cioccolatini (vecchi).


La classe non è da tutti, il cioccolatino non propormelo se è così che funziona la storia.


Non mi piacciono questi tipi ostelli.
Maria don't like.
Mi manca il guazzabuglio di Belgrado, la signora del vin Brulè di Bucarest, il giovane Damiano amante della pasta scotta di Sofia.


Posti senza anima, 


dove ti danno una stanza per 7 anzichè da 12 per una buona recensione, 


dove la colazione non è inclusa (e il signore anziano di Bucarest cuoceva le uova ogni mattina, e io tostavo almeno 30 fette di pane e poi lo aiutavo sempre a pulire chè lui era così bello nella sua passione per l'ospitalità che per me era come sparecchiare quando sei a casa, ed è Natale, e non vuoi far altro che nutrire e svezzare ed essere parte di quel gruppo che è come una famiglia, o che forse non lo è ma che è fatta solo di gente che senti parte di te, anche se per un attimo solo)


dove se chiedi un accendino ti dicono io non fumo (e poi per mezz'ora capiti a Zjhljhbl nel mezzo dell'Ungheria, scesa da un treno che ti porta da jffjfjfhljfhrliuhjr, dal nulla della Slovenia, perchè Lubiana ti ha fregato- eccome se ti ha fregato- e trovi un bar dove un vecchio ubriacone, un uomo col codino e una donna bellissima con i capelli rossi ti parlano in ungherese e tedesco (ma noi siamo fighi e tutti insieme parliamo esattamente tutte le lingue), ti accettano un euro in coin e ti danno una 0.3 di vino caldo e dove poi chiedi da accendere ed ecco che l'accendino non è prestato ma regalato - ciao!! ciao!!! ciao! il nostro treno parte e Budapest ci aspetta!!! CIAO AMICI, ciao. )


E sì, Lubiana non l'ho vista, se non stanotte. Perchè parlavo fitto fitto con Timo, che mi odia da giorni appunto, ma forse non mi odia davvero perchè stanotte è voluto rimanere con me senza gli altri.
E così siamo tornati nel freddo della notte io e lui, un pò perdendoci tra i Gargoiles dei ponti dei canali quieti di Lubiana un pò ritrovandoci nella nostra conversazione che stavolta aveva un punto.
Tu non hai mai punti, parli a vanvera,non ti capisco
tu ne hai troppi, sei troppo tecnico, non ti capisco
Però erano sorrisi ad ogni differenza sottolineata.
Io sono così
tu sei così
però non è per questo motivo che ho fatto quella cosa
non è per quella ragione che ho capito così


Voglia di spiegarsi anche se da dopo di oggi non ci rivedremo forse mai più.


E oggi l'abbiamo lasciato in quella città che ci ha fregato e io me lo piango il golden Timo, e ci siamo sfiorati piano le dita per salutarci e ci siamo guardati io con i miei occhi da italiana e lui con i suoi occhi da siberiano, sottili e trasparenti, e nient'altro.


E sì, il nostro treno è partito da Lubiana per bnjhbrlfjhrf a mezzogiorno, e da qui abbiamo preso un vagone giallo e rosso per frjfrrk, e ora siamo sull'ultimo treno che ci porterà alla stazione di Budapest
(abbiamo escogitato una serie di coincidenze incredibili per non perdere un giorno e rientrare nei tempi, il treno diretto per Budapest c'era solo domani) e così
Andrej è arrivato a casa, in stazione suo padre ci verrà a prendere con l'auto e con una disponibilità che mi imbarazza. Stanotte saremo a Sciopornia, città natale di Andrej, in Slovacchia.
Siamo partiti in 6, ora siamo in 4, domani è l'ultimo giorno e queste le ultime notti.


Il tedesco tornerà a Istanbul, rimarranno solo Andrej e il polacco in una Scopornia che non vedo l'ora di vedere perchè casereccia e priva di alcunchè, dopodomani li abbandono anche io e ancora non sono pronta per la traversata della Germania.
Aspettami Simone Marrone che a Kiel ci arrivo lo giuro!


Aggiunta delle 6 di mattina del 2 febbraio
Siamo a Sopornia!!!
Dopo mezzo litro di vino caldo a Budapest il padre di Andrej ci viene a prendere con la macchina
Due ore di viaggio ed eccoci in una casa di campagna dove veniamo nutriti di carne di maiale patare e ortaggi,  ed ora eccomi qui, in una camera con un letto per bambini a cercare una soluzione per i miei prossimi spostamenti.
Caro Simone, Kiel è tanto lontana, e io non so se riuscirò ad arrivare.
Ancora non so se raggiungere Berlino via Praga, domattina deciderò. 
E' tutto molto incerto ed io continuo a non avere nè soldi nè un cappotto.


Aggiunta delle 10 di mattina del 2 febbraio


Andrej sta facendo la doccia e io ho trovato una signora che vuole viaggiare con me fino a Berlino. Pare che domattina partiremo insieme da Brno per Berlino, 400 km al prezzo di 25 euro. 




SIMONE MANNEGGIA A TE QUANTO STAI IN C***O

1 commento:

  1. una cosa continuo a chiedermi: ma perchè non ti hanno fatto lavare i denti in treno?

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