"La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte"
Omar Khayyam

domenica 29 gennaio 2012

E la notte serba mi prese - 10 giorno, una Belgrado inaspettatamente omosessuale

Prefazione

Cari amiche e amici lettori,
è l'11 giorno e la traversata serbo bosniaca ci impiegherà tutta la giornata, o quasi. 10 ore tra campagne e colline fatte di casette a punta, arbusti stepposi e piccoli monti di background.
Il treno per Sarajevo parte ogni mattina alle 8 da Belgrado, e arriva nel tardo pomeriggio.
Gli scenari siberiani di Serbia, Bulgaria e Romania sembrano essere svaniti per far posto ad un paesaggio autunnale che ricorda il centro Italia delle mezze stagioni. Io giro in treno in calzini, ormai ho sviluppato una vistosa vescica che non accenna ad andarsene e portare le scarpe mi fa male, dentro e fuori.
C'è da aggiungere che questo treno non è come gli altri: correndo veloce verso il nord della Serbia ci ha portati in Croazia, perchè le montagne serbo bosniache non permettono lo spostamento diretto tra i due paesi, e attualmente siamo da qualche parte, in Bosnia, affannati nella ricerca di Sarajevo.

Le scritte da cirillico passano all'italiano.
E si può fumare dentro, dapperttutto, anche dove c'è scritto che non si può. Napoli milionaria.

Non mi faccio una doccia esattamente da 48 ore, e questo non è bene. Stamattina ho fatto un timido tentativo di lavarmi i denti in treno: il controllore mi ha subito bloccata. "Che bella ragazza, sei italiana?" "Sì, lei anche?"
Aveva un accento del nord, ma in realtà era croato.
"Non lavare i denti qui, non dico che è male ma non è bene. Tieni questa in cambio"
E mi regala un'arancia.

Non è che sono sporca, è solo che davvero non ho avuto tempo, e mi stupisco perchè anche l'ennesima ossessione sta volando via.


Perchè non ho potuto lavarmi i denti, le motivazioni.

La notte di Belgrado è fredda.

E io stanotte l'ho conosciuta tutta.

E' stata una notte fatta di fumo di sigaretta ovunque, di cui ancora porto l'odore, di vini caldi e forse una sbronza di troppo.

A volte capita che le città nascondano vere e proprie perle di vita autentica, e la vera felicità è quando ti ci imbatti per caso, quasi per scherzo o anche solo per inerzia.

La giornata di Belgrado è finita: dopo il solito walking free tour tra le contraddizioni della Belgrado brutalista e di quella antica fatta di isole pedonali e negozietti alla moda ci siamo addentrati nella storia della moneta. 10 anni fa, o quasi, la Serbia è stata la nazione che ha toccato i picchi più alti inflazionistici, con la sua moneta da 11 zeri, preceduta solo dallo Zimbawe di oggi e dalla Germania del dopo guerra.
Dopo l'approfondimento economico si è passati a quello scientifico, che questi c'hanno Nicola Tesla e guai a chi glielo tocca, che Marconi non ha inventato la Radio, è stato Tesla e che peccato che tutti se ne siano accorti solo quando questo fosse già morto.

Io ho prestato il mio corpo per farlo funzionare da conduttore di energia, e dopo aver acceso lampade che erano come spade di Obi Wan Kenobi con la forza del corpo e della fede siamo tornati in ostello, il nostro ostello, pervaso da un disturbo ossessivo-compulsivo da accumulo che si manifesta ovunque: il martello nella camera e viti e bulloni e palloncini e cose attaccate ai muri e scaffali impolverati pieni di tutto e un ufficio che è un letto a soppalco dove una donna incinta ti sorride sempre e dove il compagno ha un lungo codino e ride sempre in modo imprevisto, e mi confonde, col suo insistere nel mettere l'olio di girasoli nell'insalata di pomodori e il volermi a tutti i costi insegnare ad aprire la birra con l'accendino.
Io sono scema e mi ostino ad aprire il frigorifero sempre dalla parte sbagliata e nessuno me ne ha fatto ancora una colpa, però la donna incinta ride sempre di più e a sorpresa mi lava il maglione sporco di vomito di non so chi lasciato in un posto sbagliato la notte prima. Forse perchè pensa che sono scema davvero.

La sala comune è piccola, la cucina fa schifo, il bagno non è dei migliori e siamo costretti a cambiare stanza per l'arrivo di siciliani in attesa delle gare di pallamano, Felix dorme per terra e Atreju e Timo hanno la febbre.
Dal lungo tavolo della sala comune la gente ride e sporca chiassosa, questo ostello è come una casa e io ho imparato che a casa urlare contro il casino serve a farne solo di più. Siamo in 20 in due stanze e un tavolo.
Però è come casa.

E così mi addormento, profondamente, come se non dovessi svegliarmi mai.

E all'una invece mi sveglio e decido che sì, che non importa, mi avventuro da sola con l'amico polacco, alla ricerca di un posto che non ci faccia ammettere che il sonno ci ha fatto perdere un Venerdì sera.
L'uomo col codino ci indica un posto, noi chiediamo indicazioni, non lo troviamo. Che c'è qui? non c'è niente, ci dicono i ragazzi serbi immersi in strani fumi, andate lì si balla.
Ma noi andiamo a mangiare una torta con la Banana chè non ci interessa ballare e non contenti entriamo in una porticina che da su un cortile, giusto per curiosità, e sentiamo della musica. Tre scalette ci portano in un posto nascosto fatto di note come quelle che piacciono a me, radio antiche, vecchie valigie e damasco alle pareti.
La gioconda di Duchamp ride baffuta e beffarda, i lampadari cristalli di colori.
E' piccolo, afollato, qualcuno si bacia, qualcun'altro ride parossisticamente, tutti decisamente bevono troppo.
Chiedo a due ragazze in coppia se possiamo sederci con loro e il loro amico perchè non c'è posto, e così inizia la notte.
Le ragazze se ne vanno immediatamente e rimaniamo io, il polacco e il nostro primo amico.

Un vino caldo, forse due. Al terzo vado al bancone, e li rimarrò fino a mattina.
Il polacco mi saluta evidentemente scocciato, ma io non posso farci niente, quando la libertà mi entra nelle ossa non mi curo più di nessuno. Se ne va. Fatti suoi.
Rimango da sola nella Belgrado notturna.

I personaggi.
Sono tutti particolari e tutti mi divertono, qualcuno un pò a dire il vero mi scoccia.
C'è un brasiliano, che fa tutto l'esperto di vita, prova a rendersi interessante con il suo master sul conflitto serbo bosniaco parlando in un guazzabuglio alcolico di portoghese inglese spagnolo e serbo.

Quando una ragazza lesbica si avvicina si mette subito in competizione.
La ragazza non mi fa mistero delle sue intenzioni, e dopo qualche battuta dice solo che vuole baciarmi.
Il brasiliano si sente il più fico e pensa di sconvolgermi rivelandomi le verità nascoste dell'interesse omosessuale offertomi quella sera.

Povero ingenuo.

Io non mi scompongo e cerco di fare gruppo, decisa a non cadere nelle trappole di nessuno; rimango a guardare come la notte si svolge, i racconti, le storie e i Raki che mi verranno offerti.
La lusinga è beffarda e io ci penso bene e mi impongo di resisterle.

La ragazza non mi smolla e al mio lamentarmi dell'essere l'unica sobria inizia ad offrirmi raki a giri di due. Il Raki è presente anche in Turchia, ma quello serbo è dolce e sa di frutta e di miele, e non gliela nominate la Turchia ai Serbi che l'impero Ottomano ancora gli rode.

Il fratello della ragazza è un attore, e fa il passive-aggressive dicendomi che io non sono italiana, mi provoca di continuo e si mette a litigare con la sorella circa qualcosa, circa me. E' grosso puzza d'alcool e ha la barba, e dice cose senza senso.
Io prendo aria.
In serbia fumano dappertutto e quel fumo me lo porto ancora addosso negli abiti.

Non ho capito perchè ci fosse questa alta percentuale omosessuale, ma fatto sta che non era un bar gay e anche le più insospettabili avevano una storia ambigua alle spalle.
Ma tutto era scevro dalla volgarità, e il Raki ci scaldava nei racconti e alla fine gli intenti ambigui dell'alcool hanno lasciato posto alle confidenze vere di quelle che si fanno solo a chi non si conosce. E tutti parlavamo senza problemi di tutto, e nessuno aveva vergogna di niente, senza però neanche esibire.

La ragazza è nell'esercito, sta per diventare medico ed è vittima di mobbing da parte del suo maggiore che, ovviamente, è donna, una primadonna a quanto pare.

La ragazza del bar non mi da attenzioni, ma la coinvolgiamo nel giro di bevute e dopo il quarto giro mi confida di essere anche lei omosessuale, e che quando ancora non aveva il coraggio ha fatto un figlio, che ora ha 4 anni e glielo guarda il mio primo amico che è tanto bravo, dice. Accenna all'amore, io la sfotto sul volemose bene, e tutto si risolve in un "love is everywhere, love is in the pshyco-trance".

Ci può stare.

La mia fan è sempre più ubriaca e scorgo in lei una intelligenza curiosa mascherata dall'alcool. Ma non mi lascio affascinare. Comincio a vagare nel posto e cerco il mio primo amico, lo trovo innamorato di una sosia di Marion Cotillard, che è tanto bella ed era tanto bella anche lei, allora glielo dico e questa mattina la ragazza chi sa dove si è svegliata con il mio "Marillon Cotillard" - sbagliato- che le ho scritto sulla mano. Chissà se la cercherà per vedere se le somiglia davvero.

La gente va via, i racconti continuano, qualcuno s'accolla e mi parla della chiesa ortodossa dopo il mio solito studio statistico volto alle religioni.

A volte le cose me le cerco.

Due ragazzi serbi mi chiedono senza scomporsi se ho una camera per la notte, gli dico di sì, allora se ho un numero di telefono, gli dico di no, allora se parto dopo quanto, gli dico no parto stanotte.
Tutto è bene quel che finisce bene.

E alla fine il posto chiude, mi viene offerta dell'erba e io sto a guardare curiosa, a un certo punto decido di andarmene, perchè è ora, perchè la notte mi ha dato già tutto e io non voglio nient'altro.

La ragazza tenta l'ultimo approccio senza successo e qui si fa avanti anche il mio primo amico, che a me era sembrato tanto gay ma evidentemente era un pò "'ndo coglio coglio".

Nessuno è inopportuno, nessuno fa cose sconvenienti, vedo la chiara intenzione di non lasciar scappare un momento.
Ma a me non interessa.
Scappo via, la barista mi abbraccia e io l'abbraccio per davvero. Mi rituffo nel gelo della mattina che fa male al volto.

Rido al pensare che la Serbia è un paese conservatore.

Se andate a Belgrado andate a cercare in un portoncino verde di una palazzina sopra una pizzeria in piazza della Repubblica e scoprirete come tutto il parlare, il camminare, il guardare non conta e come nessuno di coloro che nella neve serba restano immobili potranno costringere le ragazze e i ragazzi di Belgrado a smettere di sorridere allo straniero, al nuovo, alle cose che cambiano.


E così dopo un'ora di siesta con la notte che albeggia mi sveglio ancora stordita dalle grappe, anche io come la ragazza sosia di Marion Cotillard con nomi scritti sulle mani. Mi infilo nel treno che ancora dormo, da dove adesso vi scrivo e dove tutti mi parlano e mi prendono per mano per farmi fumare lontano dal freddo dei corridori del treno, dove forse vorrei dormire ancora un altro pò ma adesso non posso, siamo arrivati, sono a Sarajevo.

Un grazie sentito a Belgrado e ai suoi giovani appassionati.

Certe cose il Coming Out se le sogna.

venerdì 27 gennaio 2012

9 day: From Belgrade a summary of Romania and other bullshits

Tempesta di neve a Bucarest:
 nell'attesa del tour guidato nella
House of Parlamient asciugo i calzini contando sul potere della frizione.
(Photo by T. Kersten)
La vita qui scorre veloce, ogni giorno sono costretta a rispettare alcuni target, perchè viaggiare non può essere solo guardare.

Bisogna imparare.

Transilvania, Brasov:
imparo a non avere paura
nel castello di Dracula facendo le bolle (Photo by T.Kersten)
E capita che si abbiano anche altri oneri, come dormire, magari in un letto che non sia locato in una ferraglia mobile che passa il confine.

E allora io voglio fare un riassunto di questo viaggio fino ad ora, perchè sto perdendo il conto dei giorni e delle notti.

Oggi mi sono sentita depressa per la prima volta perchè le cose attorno cambiano e mi sorprendono. 
A volte capita che si passa dal rosso al blu senza capire il bello del giallo.

Nella mia testa si affastellano storie ed epoche di tutti i tipi.
Dalla storia dell'impero romano che conquistò la Dacia, terra rumena di uomini forti e innamorati, alle torture dei conti della Transilvania, che diedero spunto a così tante leggende, si passa al realismo della violenza comunista, che mai fu così sanguinaria come in Romania.

E anche questo punto è variegato quando si viaggia: dalle testimonianze del regime rumeno a quello serbo e bulgaro c'è da perdere la testa, senza contare che nel nostro gruppo abbiamo la testimonianza del nostro amico polacco che viaggia con noi.
E ogni persona incontrata porta i suoi ricordi, e tutti hanno avuto una ferita addosso che urla qualcosa di incomprensibile finchè non ti avvicini a sufficienza. 

I popoli sono liberi ma certe volte ce lo dimentichiamo. 
Manifestazione anti-governo a Bucarest: migliaia in piazza contro Basescu
(Photo by T. Kersten)

Considerazioni:

Alcune cose voglio dire a proposito dei rumeni:

Nel periodo comunista molte delle chiese ortodosse sono state distrutte;
un pezzo di ognuna di essa è stato raccolto e conservato.
(Photo by T. Kersten)
a) dopo la prima notte a Bucarest facciamo il free tour.
Il tour è davvero gratuito, e siamo in 5, cioè solo noi. Il ragazzo che lo tiene si chiama Andrej, è rumeno, è laureato in Scienze politiche, lavora come guida turistica e anche con photoshop. E lavora di mance. (e Bucarest è un sogno)
Andrej del Free Walking tour in Bucarest
(Photo by T.Kersten)

b) dopo la seconda notte a Bucharest prendiamo un treno di 2 ore che ci porta a Brasov, perla nel cuore della Romania. Alla stazione veniamo avvicinati da un uomo che ha tutta l'idea di volerci fregare.
E' rumeno, ci propone un tour guidato dei castelli, è pelato, col colbacco e senza incisivi.

Si rivelerà un insegnante di Storia che si è aperto un ostello e si è improvvisato guida turistica per vivere dignitosamente.

Brasov, Transilvania: la guida col colbacco
Purtroppo quei giorni sono stati troppo intensi e non ho potuto scrivere, quindi mi limiterò ad alcune considerazioni sommarie


Bucarest
(Photo by T. Kersten)
1) I rumeni non sono tutti muratori
2) non è vero che puzzano di cipolla
3) se nevica non vuol dire che fa più freddo
4) Bucharest ha una boulevard più grande degli Champs-Elysee. Non importa se più brutta, la paranoia del dittatore comunista voleva solo questo primato, e io ve lo dico
5) Michael Jackson è la prima star internazionale a fare un concerto nella Romania comunista, per l'occasione è stata mobilitato tutto il centro e gli è stato concesso il balcone del Parlamento.
Peccato che una volta salito abbia detto "Welcome Budapest"
6) Mi sono innamorata a Bucharest, e forse ci scriverò una breve storia
Timo con 10 Leia rumeni: le banconote
sono fatte in plastica in modo da non poter essere danneggiate
7) Il castello di Dracula fa schifo
8) In Romania c'hanno Pull and Bear
8)bis e pure Zara
8)tris e pure Stradivarius
 9) un cocktail costa 4 leia
9)bis 1 leia = 0.33 cents ad oggi
10) dopo che viaggi per mezza Europa e vieni dalla Turchia capisci, caro amico italiano, di come il rumeno (scritto) sia comprensibile e di come una volta sceso nella stazione di Gare de Nord ti senti ASSOLUTAMENTE A CASA, la casa italiana, i mean.


Ora, dopo un viaggio in un treno notturno comprensivo di doccia e meglio di un ostello, vi scrivo da Belgrado.
Che è bellissima.
Sono arrivata all'una di pomeriggio, abbiamo attraversato il centro che è posto su di una collina e abbiamo raggiunto l'ostello. Che è molto particolare.

Bucarest, chiesa ortodossa
(Photo by T. Kersten)
Ma ve lo dico domani, ora devo bere.

Transilvania: Castello di Dracula (Photo by T.Kersten)
Bucarest-Brasov: 2 ore e si è in Transilvania

Transilvania (Photo by T. Kersten)

giovedì 26 gennaio 2012

Piccola Gaia

9 giorno, Belgrado, a Gaia

Ho rincontrato il nostro cane, mi ha dato la zampa e poi è andato via.

Ero con la signora dai capelli rossi che fa il vin brulè e somiglia a Drew Barrymore.

A Bucharest quel giorno s'è abbattuta una tempesta di neve come non ne avevo mai viste

faceva freddo 
e io non avevo sigarette.

E allora ti ho pensata, e penso che mi manchi,
che se c'eri le avremmo avute di sicuro.

Mi manchi a ogni sigaretta in treno, chè ora vado in bagno da sola a fumare e dovevi vederlo com'era bello quel treno per Belgrado, c'aveva pure la doccia in bagno!!!
Però avresti avuto caldissimo e avresti sbavato un sacco chè le cuccette sopra erano caldissime e ti avrebbero messo là pure a te come a me, chè siamo basse e quelle erano le più corte.
E avresti pure rosicato. Giustamente.


E mi manchi anche ora, che mi sento triste e fuori c'è una Belgrado bellissima fatta di neve e negozietti con le isole pedonali, e vorrei tanto andarci con te per bere un caffè e chiederti del tuo stato emotivo, perchè quando  te lo chiedo me lo comunichi sempre anche se non me lo dici.


Vabbè, a presto





mercoledì 25 gennaio 2012

22 gennaio, 5 giorno: Sofia ci saluta con il giuramento del nuovo Presidente al popolo bulgaro,

22 Gennaio 2012: Plevneliev è il nuovo Presidente bulgaro, Sofia ci saluta con il suo giuramento officiale al popolo bulgaro che, dal canto suo, mi dedica un addio fatto da un fastidioso prurito anale

Atreju mi bacia in fronte, apro gli occhi, good morning Maria.
Sono in ritardo, la comitiva ormai è abituata e gli è più facile pensare che debbano sempre aspettarmi perchè sono Italiana, ed è così che sono gli Italiani, e non perchè "poco mi importa del tempo altrui".
Dopo una colazione mancata e alcuni degli amici di viaggio già in cammino io, Gaia e il polacco corriamo per incontrare il free-tour completo di guida che ti spiega sorridente tutta la città.

Se andate  a Sofia, a Bucarest, o a Belgrado informatevi sui free tour, di solito vengono indicati dai buoni ostelli; a volte il turismo è fatto anche da un reale sentimento di condivisione.

Raggiungiamo la piazza del Parlamento, maestosa, silenziosa e squisitamente pedonale come al solito.
Donne e uomini impellicciati sfilano con le loro bandiere, interviste si tengono sui palchi altrimenti deserti e quella che per me è una piccola folla si accalca dietro le transenne allestite per l'occasione.

Oggi il presidente conservatore Plevneliev riceverà benedizioni dal patriarca e bacerà croci, è il giuramento ufficiale di fronte al popolo bulgaro.
E' un uomo brizzolato, accompagnato da una donna elegante dal caschetto canuto.

La piazza, che in teoria sarebbe gremita, in realtà raccoglie quella che a me sembra la fredda partecipazione ad un comizio elettorale dell'Italia dei valori.
Tutt'altra cosa sarà nei giorni a seguire la protesta popolare rumena in piazza dell'università a Bucarest.

Io non so perchè ma queste cose mi fanno sempre un pò ridere.
E allora mi viene in mente Scalfaro a Campobasso che bacia i bambini, e di qua il gratuito volo pindarico ai diavoli dei Misteri (manifestazione popolare magnifica del mio bel Molise) che su questi carri portati a braccia urlano volgarmente e accettano di far piangere bambini che madri esibizioniste gli passano a braccia.


Folklore.



Questo omino esce dalla sua macchina, e saluta in un modo un pò buffo ed esagerato una folla che applaude più l'evento che lui. Sbatto le mani anche io per rispetto e penso che l'allestimento metodico di una piazza così bella per 50 metri di passeggio di un uomo che fa ciao-ciao sia un pò grotteco.
Ma tant'è che tutto il mondo è paese.

E così sotto una neve diurna portiamo la nostra Tavla (gioco da tavola turco ndr) a fare le foto com'è giusto che sia.
I miei compagni di viaggio sono brillanti e pieni di umorismo, e mi sento fortunata.
Il progetto "Tavlelling" procede benone e così come per lo gnomo di Amelie credo che nessuna Tavla al mondo possa vantare un book fotografico così geograficamente assortito.

Dopo aver fatto il nostro dovere rimaniamo incantati di fronte alla bellezza delle chiese ortodosse, fatte di cupole ed ori, l' iconoclastia un pò obsoleta non ci annoia e la cattedrale di Aleksandar Nevki è degna di un re. Mangiamo e beviamo, tanto e bene, per la solita cifra irrisoria.

Nel progettare i viaggi il più delle volte si ha molta poca fantasia, e così ci si ritrova a piangere miseria per stare 3 giorni in una capitale europea che ci ha già annoiato per fama prima ancora di riuscire a vederla.
A volte basterebbe pensare a come vorremmo che fossero 3 giorni felici e fermarci a passarli dove prima ci capita.

Ma c'è sempre il bene e il male, come Cristo ci insegna.
I bulgari coi colbacchi sono dappertutto, con la loro innata antipatia.

Io sento vivacemente di odiarli.

Torniamo in ostello, la Romani ci aspetta e non possiamo tardare. Dopo gli ultimi saluti all'italiano spastico  che non ho capito che malattia incurabile abbia, al giapponese vignettista che sta seduto sempre allo stesso tavolo per giorni, agli australiani che non capisco che accento abbiano e che dormono solo, andiamo in stazione.


Il cambio di valute ci confonde, non ho soldi contanti, decido di non prendere il vagone letto perchè non ci arrivo.
In treno litigo con i controllori, ci litigo a gesti, mi sale il sangue al cervello e non riesco a dormire.
Sono antipatici, spocchiosi, pienì di sè e non chiudono le porte dei vagoni.
E Già non si riesce a dormire per l'ennesimo problema al sistema di riscaldamento.

Passano, lasciano tutto aperto, il rumore assordante delle rotaie ti entra nel cervello, sbattono la porta con la straordinaria capacità di lasciarla aperta al contempo
alzati
chiudi la porta
richiudi gli occhi
ripassano
aprono la porta
rialzati
chiudi la porta
ripassano
così per sempre.

I nervi mi saltano li placco e gli chiudo la porta in faccia prima che facciano in tempo a riuscire.

Come possano essere così odiosi con una cucina così buona non riesco a capirlo.

Arriviamo a Bucarest, per fortuna.

E' da qui che ora scrivo e domani notte ci accingiamo alla partenza per Belgrado. Non dormo da giorni e non ce la faccio a scrivere ancora, basta dire che la Romania è un sogno e io non capisco perchè ci ostiniamo ad andare sempre a Londra e a Parigi.

- dinamiche di gruppo in evoluzione -
qualcosa si smuove, oggi Gaia è partita e adesso, unica donna insieme alla Tavla, sono la mascotte ufficiale del gruppo.
I tormentoni si sprecano e diventando affiatati ci prestiamo a sfide continue. Attualmente non riesco a muovere un braccio per un piccolo trauma al deltoide causato dallo scontro col polacco mentre ci si lanciava rotolando da una cima innevata della Transilvania

Quando mi ricapita?

Forza Campobasso. (oggi ho mostrato la mia casa e la mia città ai miei piccoli nordici amici e la nostalgia un pò è canaglia)

domenica 22 gennaio 2012

And suddenly we left from Turkey: Bulgaria, Sofia, 3 e 4 giorno

Terzo giorno


Casa di Alì brulica di preparativi, Gaia riorganizza la valigia, l'ora si fa tarda e io mi avvio per conoscere quelli che saranno alcuni dei miei compagni di viaggio. Alle 22.00 il treno Istanbul-Sofia parte, corre per 12 ore e ci porta in terra bulgara.

Quarto giorno

La stanchezza mi fa a pezzi, l'alfabeto cirillico anche.

Una volta arrivata in Bulgaria lo scenario è cambiato come quando si cambia canale e si passa dai film anni 60 a uno dei Vanzina.

9 di mattina, la sveglia di Atreju suona.
Io sono nel letto di mezzo, nella carrozza del treno insieme a me altre 5 persone.
Due tedeschi, due italiane, un polacco e uno slovacco.
Manca il carabiniere.

E aprire gli occhi e vedere scenari siberiani da un finestrino che corre non è cosa da poco, soprattutto se non lo sapevi, soprattutto se non ci sei mai stata, soprattutto se l'ultima volta che tutto era così eri a casa tua, la prima, quella dove torni sempre perchè ci lasci sempre qualcosa.
Kili di neve.

La notte è passata e non senza inconvenienti.

Alla stazione di Istanbul facciamo il Balkan Pass. 70 euro per viaggiare per un mese in tutti i balcani, Alì me l'ha consigliato perchè Alì è sempre un dritto.
Il tipo della biglietteria internazionale è tutto meno che internazionale: non sa scrivere i nomi, parla solo in turco  e quando ripete lo fa velocissimo e si incazza pure.

E quindi si parte. La cuccetta è come una compagnia di boy scout, qualcuno suona la chittarra, qualcun'altro ha portato la vodka, io insisto sugli stati emotivi delle persone perchè il lupo perde il pelo ma non il vizio e così ognuno racconta una storia.

Io racconto sempre la stessa, ma qui non posso dirla; parla di due cronometri che non si sincronizzano mai. Molti di voi la sanno già.

Ma le cose in viaggio sono sempre diverse e a volte delle nostre storie ce ne dimentichiamo anche se le stiamo raccontando.
E anche la storia del viaggio cambia mentre la si fa. Dall'entusiasmo si passa all'abitudine e dall'abitudine si passa all'equilibrio (sempre precario) che ti permette di approfondire le cose, solo quelle che ti interessano, solo quelle che contano, che sono sempre due o tre e te le porti dietro da tutta una vita.

E quindi l'ammucchiata si ignora e pian piano si sprofonda nel sonno che non porta ricordi.

Solo che sei in un treno, e stai passando il confine. E il treno è turco, e non è proprio all'avanguardia.

Non c'è un bar
Non  c'è dell'acqua

"Compriamo della frutta? Potrebbe esserci utile in viaggio, dai!" (avevo detto con l'entusiasmo della praticità preventiva)
"No che cazzo stai a dì sei patetica"
(Gaia continua imperterrita con le sue opinioni controcorrente, solo che a volte ci rimetto anche io)

E soprattutto: c'è un chiaro problema col sistema di riscaldamento.
Dalle intercapedini dei sedili esce un'aria calda che sembra atta a fare da padrona in uno scenario da fonderia di tungsteno.
La finestra è aperta, e così i nostri corpi hanno una temperatura media di 36.6 gradi centigradi con picchi di minima e massima in corrispondenza della testa e del culo rispettivamente.

Timo, il tedesco, is acting come un uomo da convivio e propone in successione biscotti, cioccolata con cereali, vodka, cioccolata alla fragola, red bull, acqua, vodka, biscotti. Almeno il suo buffet ha un nonchè di circolare.
E il tempo corre veloce. Il treno si divide e di quello che era un intercity rimane solo una carrozza Bojano-Tavenna.

Ci decidiamo ad aprire i letti. Io mi spoglio sotto le lenzuola per il caldo, ognuno trova il suo guscio e ci si perde dentro.
I tedeschi non la smettono di parlare, io penso che vorrei ucciderli circa 3 volte al secondo.
Ma prima o poi tutto le acque si chetano.
E così la notte inizia a sentirsi.

"CONTROL!!! PASSAPORT CONTROL!! CONTROL CONTROL"
Io bestemmio.
Che significa?
Alle 4 di notte
in un treno dormiente
di 15 persone
di cui la metà donne anziani e bambini
(l'altra metà siamo noi)
Passaport Control.

Io bestemmio e non ci credo.
Dovete scendere.
Il ghiaccio sta attaccato ai vetri e non presagisce niente di buono.

Inizia l'aria da deportazione.

Orde di bambini in lacrime e donne che li tengono in braccio avvolti in giubbini di pelle stile Europa dell'Est iniziano una ridicola diaspora verso l'esterno.

Io mi metto una felpa ed esco in mutande e legghins, ancora incredula, ancora polemica.
Per premura prendo una coperta e mi ci avvolgo dentro, Gaia fa lo stesso.
Siamo a tema,
Una bambina piange a dirotto e io le accarezzo la guancia, cosa assai rara e chi mi conosce lo sa.

(con i bambini mi metto in competizione)

Ma noi siamo allegre e gli smadonnamenti ci riscaldano il cuore. Almeno possiamo fumare.

Come se non bastasse ci portano in una stanza a 40 gradi centigradi, lo sbalzo di temperatura mi costringe ad abbandonare la coperta e a mostrare il mio abbigliamento non adeguato per il pubblico.

Il controllo dei passaporti si svolge più lentamente di una Via Crucis e quando finisce è tutto più bello di un sogno.
Torniamo nelle nostre cuccette, e io sono felice.
Mi addormento.
Dopo 20 minuti bussano alla porta e io devo aprire perchè sono quella più vicina al sistema di chiusura della porta scorrevole.
Io non ricordo bene cosa è successo ma ricordo solo due occhi azzurri di una donna poliziotto che mi ha guardata intenerita.

Per fortuna che sono previdente e m'ero addormentata col passaporto in mano.

(il controllo bulgaro è seguito a quello turco puntuale come una morte predetta)

E mi sono addormentata.
Un Atreju che sponsorizzava un libro di Heidi accompagnato da Antony Hopkins mi ha fatto una dolce compagnia durante il mio sonno.

E così siamo a Sofia.
Che è bella, ma a me piace tutto quindi non conta.

(nota pratica: se un giorno un uomo obeso e un uomo senza denti alla fermata del treno nella stazione centrale di Sofia vi fermeranno per portarvi all'ufficio informazioni offrendosi di portarvi i bagagli non credetegli.)

Il debito di Gaia ormai è multietnico. Dividiamo i conti secondo le diverse valute.
Al momento siamo alle Leva.

1 Euro = 2 Leva
1 Leva = 0.70 Lire Turche
1 Lira Turca = 0.40 Euro

We sell we buy we borrow why not

E i palazzi sono dell'Est.
Ma non di quell'Est pittoresco che uno identifica con arabia e profumi.
E' un Est fatto di larghe strade, con i palazzi che sanno di un'epoca dove l'avere di più era considerato peccato e la neve copre la dignità di uno spirito libero che forse per troppi anni ha dormito, ma che ha imparato qualcosa, si avverte.

E ai canti delle moschee che mi ci ero tanto abituata che erano tanto belli si sostituisce un silenzio di quiete, insolito per una capitale europea, fatto di parallelismi di vie che arginano un'oasi di monumenti degni di Roma e Milano, di chiese ortodosse e cupole che non so cosa siano.
E i canti della chiesa ortodossa li ami, anche se ormai io di queste cose amo un pò tutto, perchè alzi lo sguardo e tra l'oro e i dipinti alla Giotto scovi 10 persone in una nicchia sospesi nell'aria che cantano in una pace maestosa.
E il prete ortodosso torna indietro e i fedeli gli baciano le mani.

ANCORA BACIAMO LE MANI.

Ma cerco di non essere critica, cerco di non guardarlo così che non si avvicini anche a me, cerco di pensare, perchè è a questo che serve viaggiare.

E così vado a dormire, in una camerata in un ostello bellissimo dove ora sento la musica in un salotto di chitarre, Hukeleli e mandolini, dove tutti sembrano amici e gli spaghetti ho deciso che li controllo io, anche se il tipo si offende e mi dice " I am cooking what are you doing?", perchè sono Italiana e oggi la mia rivoluzione è vera e reale, senza parlare del Kurdistan, delle mani dei preti ortodossi, del genocidio armeno e dei diritti del panda.

Oggi si cambia, oggi salvo orde di viaggiatori da etti di pasta scotta.

- Buonanotte -

venerdì 20 gennaio 2012

Io Gaia e i nostri cappelli - Still in Turkey - Istanbul, secondo giorno

Io Gaia e i nostri cappelli - seconda parte


Per la prima volta in vita mia ho temuto di avere i geloni.
E non è per dire.


Ieri ho potuto constatare di come neanche le mie scarpe siano adeguate, ma ormai la mia tirchieria ha raggiunto l'apice e non credo che avrò così tanta dignità da spendere dei soldi per me.


E così siamo andate a spasso.


Dei grandi progetti fatti la notte prima è rimasta solo una sveglia posticipata all'una, una colazione abbondante e i capelli da lavare. Alì col suo travolgente umorismo ha ironizzato sull'ora tarda e così dopo uova e salsiccia fritta per colazione ci siamo avviate.


(Alì dovrebbe starsi solo zitto visto che ora sta sul divano a cantare una canzone di Robbie Williams.
Kafka il gatto lince dorme sulla sedia e l'americana pare essersi placata.
Io sto in una poltrona senza fondo e cerco di capire il da farsi per oggi)




Al bazar ci perdi gli occhi. Mi sono ripromessa di tornarci con tutti i soldi che un giorno avrò per vestirmi di tappeti e gioielli


(Ma che è tutto st'oro giallo? Gaia è sconvolta)
L'oro giallo non è più chic, ma pure così quegli anelli, bracciali e collier sono degni di una piccola moglie di sultano.


"Cok guzel, nerelisin? Italian? Sen cok guzel, cok guzel".


I commercianti sono degli acchiapponi.


La loro strategia sembra essere:
ti invito a guardare
ti parlo nella tua lingua così mi senti vicino
(sono come Satana parlano tutte le lingue del mondo)
ti rigiro tutto quello che ho e ti dico che ti farò lo sconto
se mi dici che non hai soldi ti propongo qualcosa di più economico
se non vuoi manco quello ti lascio il mio biglietto da visita così forse perlomeno faremo del sesso.


Non fa una piega.


Ma io che sono più acchiappona di loro ho anche io la mia strategia di occhiolini e sorrisi e dopo aver parlato in turco (e la conversazione che risulta è esilarante con l'italiana che parla il turco e il turco che parla l'italiano) chiedo lo sconto e se non è abbastanza economico accetto il biglietto da visita e chiedo un regalo.


E dopo aver rubato una calamita per Gaia per mostrarmi spavalda e conquistarla abbiamo camminato per un tot e accumulato biglietti da visita a riprova del nostro fascino italiano.


Il kebabbaro dove ero stata con Lorenzo e il gruppo Erasmus la volta precedente non si è smentito e dopo aver ripetuto di chiamarsi Romeo mi ha offerto una spremuta d'arancia e ha fatto pagare a Gaia 2 lire per un kebab che ne costava 8. 
La signora che faceva le crepe all'aperto con il fazzoletto in testa era ancora lì e qualcuno la sfotteva che era vecchia e doveva andare in pensione, e lei che un pò vecchia era davvero rideva di gusto e non se ne curava.


L'ho trovata bellissima, e non so perchè ho pensato a Sofia Loren con la stessa età e la faccia gonfia come un pallone e l'ho trovata patetica.


Alla moschea blu abbiamo assistito alla preghiera.
Dopo aver indossato le sciarpe e le gonne lunghe dateci in dotazione all'entrata per coprire le nostre grazie ci siamo sedute in un angolo come delle campeggiatrici prossime a un picnic.
La moschea è bella ma a me le moschee grandi non  piacciono. Non sono musulmana e per me la moschea ha una valenza diversa: i turchi ci vanno per "parlare di affari privati" fuori dagli orari dedicati ad Allah, io ci vado per capire se Allah è meglio di Gesù bambino (sarà vero che il Corano è l'unico libro sacro che non è mai stato modificato nei secoli? i Musulmani quando tifano per la loro squadra religiosa hanno cartelloni con scritto a gran lettere questo concetto, il loro libro è immutato e quindi è il più vero di tutti - vincono sempre loro- io tra Odissea e Iliade ho sempre trovato più interessante la prima ma più emozionante la seconda, come si fa a decidersi in queste cose?), se è vero che l'entropia aumenta sempre anche dopo che metto a posto la mia vita - quelle volte che accade, se sono felice stando zitta.
Io ci vado a riflettere, ma se la moschea è grande le orde di giapponesi stesi a terra con le loro reflex per fare foto d'avanguardia mi distraggono, che le loro reflex sono davvero belle.



Io e Gaia piccole e sfocate davanti la moschea blu, com'è giusto che sia.


E insomma non c'hanno cacciate, e il concerto dell'imam ci ha emozionate.
Forse più Gaia che me, perchè io l'avevo già visto, ma poco conta.


"Che atmosfera apocalittica, mo cade una bomba". (Gaia è un'ottima compagna di viaggio con le sue considerazioni controcorrente).


Dalla moschea sono iniziati i geloni: eravamo entrate per riscaldarci ma senza scarpe e con gli spifferi la situazione non è migliorata di molto.

E così dalla Moschea Blu a fine preghiera abbiamo camminato per Sultanamhet, fino al Galata Bridge, alla Galata tower e di nuovo a Taksim.

Piccola Aya Sofia non ce l'abbiamo fatta a vederla, era troppo buio e dovevamo allungare di troppo, ma io scriverò di Aya Sofia ve lo prometto.


La notte si è spesa tra balli e conoscenze non entusiasmanti, ho fatto il pieno di occhiali da sole e da vista, qualcuno rubato qualcuno regalatomi, sono indecenti e ora non so che farmene.


Ora ci accingiamo a prepare i bagagli per Sofia.
Stanotte partiamo e il freddo bulgaro ci aspetta.


Uno psicologo ci ha prestato una valigia comoda da portare in giro, il traffico di bagagli di questi giorni mi sorprende
Gaia ha lasciato la sua valigia a Aydin
Io ho prestato la mia valigia a Gaia che l'ha portata a Istanbul
Lo psicologo ha prestato la sua valigia a Gaia che lascerà la mia a Istanbul
La valigia dello psicologo sarà ridata a me a roma ad Aprile quando le riporterò la sua


Siamo meglio dei corrieri per la droga.


Una cosa di questa giornata mi ha stupita: il mio patetico modo di viaggiare questa volta è stato messo in ombra da una chiara ammirazione per le luci di Istanbul.
La volta precedente forse ero più fragile e la caoticità della città mi aveva mosso a riflessioni sulla vita senza farmi apprezzare la città.


Questa volta non ho pensato a niente
Qualche volta questo è un bene


(Un giorno qualcuno disse ad Einsten: "ogni mattina annoto le mie idee su un quaderno"
Einstein gli rispose: "ah sì? beato lei, io di idee nella mia vita ne ho avute due o tre al massimo")
A morte il mito della creatività.


Istanbul è bella e basta, e non si discute, non mi interessa se sembra Parigi senza il vin brulè o una città musulmana con troppi Burger King.
A Istanbul gli ottomani c'avevano perso la testa. 


E le loro mogli, odalische, sultane e primedonne anche.


E quindi ora penso al tecnico e al pratico che nobilita l'uomo.


Dove mi laverò i capelli? Dormiremo sempre in treno
Ci sta la doccia in treno?
Possiamo farlo il pass per i Balcani in giornata per partire stanotte per Sofia?

Cosa farà Gaia?
Gaia ancora non sa se partirà da
Bucarest
Belgrado
dalla Slovenia
a questo punto aggiungerei dalla Repubblica Slovacca
(Atreju ci ha invitate a fare la grigliata di maiale con i suoi genitori in Slovakia, e io il maiale non lo mangio da tanto)


Vedremo.


per adesso mi laverò i capelli.

giovedì 19 gennaio 2012

TURCHIA: Aydin - Istanbul, Primo giorno

Io, Gaia, e i nostri cappelli - parte prima


(17 gennaio partiamo con entusiasmo, non Gaia che è sempre indifferente, però volevo scrivere così perchè da un tocco in più)


Aydin è piccola. Sono arrivata in Turchia 3 mesi fa e ancora non riesco ad abituarmici.
E' fatta da una strada sola, bere per strada è vietato e le donne si dividono in ballerine di pop melodico e signore coi pantaloni alla turca e calzettoni spessi come se si stesse in Siberia, e il velo, certo, il velo.
Come i grandi orecchini a farfalla che noi potremmo desiderare per le nostre Barbie a 6 anni possano stare bene con i cappotti lunghi da moschea per me è un mistero, e quindi ho smesso di interrogarmi sulle scelte stilistiche di queste donne, la Turchia è un crocevia di vecchio e nuovo, e basta.
E allora pensiamo alle nostre di scelte stilistiche: io e Gaia abbiamo comprato i nostri cappelli, ed è da quii che voglio iniziare a raccontare di questo viaggio, che so dove mi porta e so da dove comincia, ma che mi lascia abbastanza perplessa sulle modalità intermedie
Non ho soldi
non ho un cappotto
non ero manco autorizzata
Ho inventato così tante bugie al coordinatore e alla prof di farmacologia che al momento mi ritrovo con una cugina incinta e un nonno morente in ospedale sulla coscienza
Se lo sapesse mia cugina.


E quindi ci siamo comprate questo cappello, sembriamo due addette ai lavori di una pompa di benzina, ma solo 3 turkish lira, come potevamo resistere?
Gaia, che era arrivata come una signora col suo cappottino d'annata e la sua valuta estera, è diventata spilorcia in meno di un giorno: qua i prezzi sono diversi e pensare in Euro ti lascia infinocchiare
E i turchi so carini, però pure loro c'hanno famiglia


E quindi siamo partite


La notte prima non avevo dormito, quando ti dicono "la tua presentazione è pronta? allora portala domani" e la tua presentazione non è pronta e stai già con la valigia in mano per partire ti serve almeno una notte intera per parlare in maniera decente della terapia sull'HIV
E meno male che sono andata in Africa, così mi sono potuta dare delle arie da esperta, pure se ai tempi non avevo fatto manco biochimica.


E quindi siamo partite, dicevo
All'una e mezza di notte
Stefan, che a quanto pare si sente più bello se aiuta le persone, ci ha portato il valigione di Gaia fino all'Otogar a notte fonda
Arrivederci a manetta, ringraziamenti e abbracci da non ci rivedremo mai più


E finalmente siamo sulla Pamukkale
La Pamukkale è la migliore compagnia pulmanniera della Turchia
Non lo dico per dire
C'hanno gli shermi con la musica e i film per ogni sedile, con le cuffiette in dotazione, e nessuno se le ruba perchè di fronte a tanta premura sarebbe come sparare sulla croce rossa
Ma non è questo


Hanno della musica nell'hard disk che a me mi ci sono voluti 25 anni di conoscenze di disadattati per venirne a conoscenza
Se fornisci gli Archive, I prodigy, i Radiohead  e Frank Sinatra al cliente per me hai vinto, di Laura Pausini neanche l'ombra. E stiamo in Turchia, il cd in spagnolo di Laura Pausini non è misconosciuto (è sempre la musica peggiore che arriva all'estero, Celentano a parte)


Quindi come potevamo dormire?


L'uomo cibo non ha aiutato.
Gaia ha cambiato di posto almeno 3 volte, in quello che è stato un viaggio di 10 ore piacevolissimo, nonostante fossimo diventate schermini porta musica-giochi interattivi-televisione-film addicted


Io sono rimasta sempre allo stesso, in compenso ho cambiato umore almeno il doppio delle volte.


Per esempio quando passava l'uomo cibo
L'uomo cibo almeno ogni ora t'attrezza un carrellino con dolci salatini thè latte e caffè che manco una donna inglese all'ora del thè.
E ci manca solo che si urli in carrozza!
E noi siamo contente, che la linea non è mai stata una puntualità
Però a me mi rode anche, perchè ogni volta ti si accendono le luci in faccia e tu ti svegli che già ti faceva male la schiena da prima, e già eri abbastanza incazzata perchè l'unico che russa come un trattore potenziato è seduto proprio dentro di te ed è l'unico che non si sveglia mai.
Ho provato a tiragli pure le pallette di carta, niente, spero ancora che Dio lo fulmini ovunque esso sia.
Però l'uomo cibo è un taglio. Dopo qualche battuta in turco già ci prendeva per culo, che simpatico
"altri salatini?" il punto è che ne avevamo già due pacchi. Ho riempito la borsa di gaia con cibo dolce e salato, che in tempi di guerra non si sa mai.


Poi, dopo aver litigato un pò con Gaia circa qualcosa che ho già dimenticato, ci siamo addormentate. Almeno io. Lei si è messa a discorrere con un uomo soldato che metteva sullo schermino le sue foto col fucile buttando l'occhio di soppiatto per vedere se Gaia si lasciasse affascinare
Quanta dignità che c'hanno i turchi.



L'uomo cibo e l'uomo soldato




Il fatto che dessimo così tanta confidenza e che lui fosse l'unico a parlare inglese lo avrà fatto sentire mediamente fico perchè, dopo che l'alba è arrivata con le sue notti chiare a illuminare la neve che era così tanto tempo che non vedevo, ha approfittato del fatto che io dormissi con un bicchiere di thè in mano (segno inoppugnabile della profondità del mio sonno nonostante il trattore) ha preso Gaia con sè con fare tenebro "come with me, i will show u something"
Eravamo arrivati al Mar di Marmara, e quando mi sono svegliata avevo dei tramezzini con me, Gaia non c'era e il pulmann era in mare sulla barca
Sono andata a cercare gaia disperata, dovevo assolutamente aggiornarmi sul suo stato emotivo in relazione alla barca
Dopo aver trovato l'uomo cibo e aver fumato con lui sfoggiando il mio pessimo turco la mia cara amica di tante avventure arriva dal bagno (Gaia va in bagno almeno 3 volte l'ora, senza iperboli)
L'uomo soldato l'aveva portata con sè per illustrarle la bellezza della traversata


La storia del tramezzino 


L'uomo soldato si era portato Gaia con sè, dicevo, e questo mi aveva fatto non poco ingelosire a dire il vero. (because our friendship is also a romance too)
Se l'era comprata con mezzo tramezzino, anche se ne avevano già mangiati 4 a testa, ma lei non si è insospettita con la sua ingenuità dal sano appetito.


Quando a posteriori mi ha comunicato di aver provato un tutt'altro che leggero imbarazzo dopo essersi accorta la reale motivazione di quel tramezzino donatole io ho riso moltissimo.


Gaia il mezzo tramezzino se l'era mangiato, dicevo.
Quasi in un sol boccone.
La barca era attorniata da gabbiani che seguivano la barca in uno sciame in tumulto e che si muovevano agitati vicino agli spettatori in cerca di cibo.
Immaginate la sua faccia quando si è accorta che l'uomo soldato il tramezzino che con lei aveva diviso lo stava lanciando ai gabbiani che sorprendevano grandi e piccini prendendo il cibo al volo con mille acrobazie.
Lui voleva impressionarla dandole modo di nutrire questo spettacolo.







E Gaia s'è mangiata il tramezzino dei gabbiani. 
Io rido ancora.


Alì
Dopo queste 10 ore di pulmann abbiamo salutato i nostri amici soldato e cibo e siamo andate a Taksim.
Taksim è il centro della vita notturna ma quando siamo arrivate era giorno e Gaia aveva la mia stramaledetta valigia e quindi ci siamo fiondate nel dolmus per raggiungere casa del mio amico Alì.
Ora sto qua, nel suo salotto da uomo intellettuale turco, ateo e divorziato, che balla sempre nello stesso modo e suona la chitarra alle 5 di notte dopo una serata di sbronze e balli sfrenati.
Vorrei raccontare della serata di ieri ma ora non ne ho il tempo, il freddo della città ci aspetta e io voglio portare Gaia nella piccola santa Sofia, che rappresenta per me il cuore di Istanbul, anche se nessuno ci va.
Se avrò tempo posterò qualcosa su questo splendiodo posto.


Basta dire che un'americana due italiane e un turco ieri hanno ballato musiche balcaniche mentre danzatori bulgari a piedi nudi sui bracieri ardenti...


Io mi sono innamorata troppe volte. E senza alcool, perchè non ho una lira.
Il cantante rideva mentre suonava e io lo guardavo fisso mentre cambiava gli strumenti con la sua frontwoman alternativa suonatrice di flauti
Una ragazzona con un vestitone a fiori che sembrava un divano proponeva danze a me e ai miei piccoli amici, saliva sul palco urlando qualcosa e si ributtava nella mischia, era completamente pazza davvero non saprei meglio descriverla.
Alì ballava con fare dinoccolato e lo vedevo attratto dai nostri balli. Mi ha detto che ballo come una turca meglio di alcune turche, e io mi sento sempre assai lusingata quando me lo dicono perchè il ballo delle turche è bello che non potete capire come.


E poi siamo andate a ballare gli "Oldies"
Che però era Beyoncè che è una single lady con Will Smith principe di Bel Air.
E c'era un ciccione che gli mancava solo l'anello d'oro al mignolo per essere un vero negro da pop video, solo che era turco.
Io mi sono innamorata pure di lui, e gli ho mandato occhiate ambigue per premiarlo della sua tanta destrezza nel ballo.
E due giapponesine che però parlavano turco che si proponevano in balli languidi con me e Gaia, tanto che ho pensato fossero lesbiche, e avevano un modo di muoversi che un pò mi inebriava. Che troie.
La nostra compagna americana, che ho scoperto poi con la mia indiscrezione da italiana, essere una ex fiamma ancora innamorata di Alì, non smetteva mai di ballare, come un tronco per carità, ma l'importante è provarci.


E così tra balli amori fugaci e un Alì esaltato si sono fatte le 5 e sotto la neve di Istanbul ci siamo incamminati verso una notte fatta per recuperare il sonno perduto nell'attesa di un viaggio che si prospetta assai lungo.


Tesekkurler

martedì 17 gennaio 2012

A Casa di Gamze

"Gli adolescenti della mia generazione resi famelici dalla vita avevano dimenticato in corpo e anima le illusioni dell'avvenire, finchè la realtà non insegnò loro che il futuro non era come lo sognavano, e scoprirono la nostalgia. Ed ecco i miei articoli domenicali, come una reliquia archeologica fra le macerie del passato, e allora si resero conto che non erano solo per i vecchi ma anche per i giovani che non avevano paura di invecchiare."
                                                        Memoria delle mie puttane tristi, G. G. Marquez

E sono già qui, nel vecchio contro il nuovo, tra le donne che non sono donne o forse lo sono più di me, provo a scoprire la mia verginità che forse si era persa o che forse non è mai stata. Mi accoccolo sul divano, faccio moine di circostanza e riscopro le rimostranze, la purezza delle facciate, sincere perchè tali e ben riconoscibili. Aspetto di vedere cosa c'è dietro, intanto mi adatto e qua continuo a stare.
In fondo l'Islam non è male, preferisco la dignità di una donna coperta a centomila puttane.