"La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte"
Omar Khayyam

venerdì 20 gennaio 2012

Io Gaia e i nostri cappelli - Still in Turkey - Istanbul, secondo giorno

Io Gaia e i nostri cappelli - seconda parte


Per la prima volta in vita mia ho temuto di avere i geloni.
E non è per dire.


Ieri ho potuto constatare di come neanche le mie scarpe siano adeguate, ma ormai la mia tirchieria ha raggiunto l'apice e non credo che avrò così tanta dignità da spendere dei soldi per me.


E così siamo andate a spasso.


Dei grandi progetti fatti la notte prima è rimasta solo una sveglia posticipata all'una, una colazione abbondante e i capelli da lavare. Alì col suo travolgente umorismo ha ironizzato sull'ora tarda e così dopo uova e salsiccia fritta per colazione ci siamo avviate.


(Alì dovrebbe starsi solo zitto visto che ora sta sul divano a cantare una canzone di Robbie Williams.
Kafka il gatto lince dorme sulla sedia e l'americana pare essersi placata.
Io sto in una poltrona senza fondo e cerco di capire il da farsi per oggi)




Al bazar ci perdi gli occhi. Mi sono ripromessa di tornarci con tutti i soldi che un giorno avrò per vestirmi di tappeti e gioielli


(Ma che è tutto st'oro giallo? Gaia è sconvolta)
L'oro giallo non è più chic, ma pure così quegli anelli, bracciali e collier sono degni di una piccola moglie di sultano.


"Cok guzel, nerelisin? Italian? Sen cok guzel, cok guzel".


I commercianti sono degli acchiapponi.


La loro strategia sembra essere:
ti invito a guardare
ti parlo nella tua lingua così mi senti vicino
(sono come Satana parlano tutte le lingue del mondo)
ti rigiro tutto quello che ho e ti dico che ti farò lo sconto
se mi dici che non hai soldi ti propongo qualcosa di più economico
se non vuoi manco quello ti lascio il mio biglietto da visita così forse perlomeno faremo del sesso.


Non fa una piega.


Ma io che sono più acchiappona di loro ho anche io la mia strategia di occhiolini e sorrisi e dopo aver parlato in turco (e la conversazione che risulta è esilarante con l'italiana che parla il turco e il turco che parla l'italiano) chiedo lo sconto e se non è abbastanza economico accetto il biglietto da visita e chiedo un regalo.


E dopo aver rubato una calamita per Gaia per mostrarmi spavalda e conquistarla abbiamo camminato per un tot e accumulato biglietti da visita a riprova del nostro fascino italiano.


Il kebabbaro dove ero stata con Lorenzo e il gruppo Erasmus la volta precedente non si è smentito e dopo aver ripetuto di chiamarsi Romeo mi ha offerto una spremuta d'arancia e ha fatto pagare a Gaia 2 lire per un kebab che ne costava 8. 
La signora che faceva le crepe all'aperto con il fazzoletto in testa era ancora lì e qualcuno la sfotteva che era vecchia e doveva andare in pensione, e lei che un pò vecchia era davvero rideva di gusto e non se ne curava.


L'ho trovata bellissima, e non so perchè ho pensato a Sofia Loren con la stessa età e la faccia gonfia come un pallone e l'ho trovata patetica.


Alla moschea blu abbiamo assistito alla preghiera.
Dopo aver indossato le sciarpe e le gonne lunghe dateci in dotazione all'entrata per coprire le nostre grazie ci siamo sedute in un angolo come delle campeggiatrici prossime a un picnic.
La moschea è bella ma a me le moschee grandi non  piacciono. Non sono musulmana e per me la moschea ha una valenza diversa: i turchi ci vanno per "parlare di affari privati" fuori dagli orari dedicati ad Allah, io ci vado per capire se Allah è meglio di Gesù bambino (sarà vero che il Corano è l'unico libro sacro che non è mai stato modificato nei secoli? i Musulmani quando tifano per la loro squadra religiosa hanno cartelloni con scritto a gran lettere questo concetto, il loro libro è immutato e quindi è il più vero di tutti - vincono sempre loro- io tra Odissea e Iliade ho sempre trovato più interessante la prima ma più emozionante la seconda, come si fa a decidersi in queste cose?), se è vero che l'entropia aumenta sempre anche dopo che metto a posto la mia vita - quelle volte che accade, se sono felice stando zitta.
Io ci vado a riflettere, ma se la moschea è grande le orde di giapponesi stesi a terra con le loro reflex per fare foto d'avanguardia mi distraggono, che le loro reflex sono davvero belle.



Io e Gaia piccole e sfocate davanti la moschea blu, com'è giusto che sia.


E insomma non c'hanno cacciate, e il concerto dell'imam ci ha emozionate.
Forse più Gaia che me, perchè io l'avevo già visto, ma poco conta.


"Che atmosfera apocalittica, mo cade una bomba". (Gaia è un'ottima compagna di viaggio con le sue considerazioni controcorrente).


Dalla moschea sono iniziati i geloni: eravamo entrate per riscaldarci ma senza scarpe e con gli spifferi la situazione non è migliorata di molto.

E così dalla Moschea Blu a fine preghiera abbiamo camminato per Sultanamhet, fino al Galata Bridge, alla Galata tower e di nuovo a Taksim.

Piccola Aya Sofia non ce l'abbiamo fatta a vederla, era troppo buio e dovevamo allungare di troppo, ma io scriverò di Aya Sofia ve lo prometto.


La notte si è spesa tra balli e conoscenze non entusiasmanti, ho fatto il pieno di occhiali da sole e da vista, qualcuno rubato qualcuno regalatomi, sono indecenti e ora non so che farmene.


Ora ci accingiamo a prepare i bagagli per Sofia.
Stanotte partiamo e il freddo bulgaro ci aspetta.


Uno psicologo ci ha prestato una valigia comoda da portare in giro, il traffico di bagagli di questi giorni mi sorprende
Gaia ha lasciato la sua valigia a Aydin
Io ho prestato la mia valigia a Gaia che l'ha portata a Istanbul
Lo psicologo ha prestato la sua valigia a Gaia che lascerà la mia a Istanbul
La valigia dello psicologo sarà ridata a me a roma ad Aprile quando le riporterò la sua


Siamo meglio dei corrieri per la droga.


Una cosa di questa giornata mi ha stupita: il mio patetico modo di viaggiare questa volta è stato messo in ombra da una chiara ammirazione per le luci di Istanbul.
La volta precedente forse ero più fragile e la caoticità della città mi aveva mosso a riflessioni sulla vita senza farmi apprezzare la città.


Questa volta non ho pensato a niente
Qualche volta questo è un bene


(Un giorno qualcuno disse ad Einsten: "ogni mattina annoto le mie idee su un quaderno"
Einstein gli rispose: "ah sì? beato lei, io di idee nella mia vita ne ho avute due o tre al massimo")
A morte il mito della creatività.


Istanbul è bella e basta, e non si discute, non mi interessa se sembra Parigi senza il vin brulè o una città musulmana con troppi Burger King.
A Istanbul gli ottomani c'avevano perso la testa. 


E le loro mogli, odalische, sultane e primedonne anche.


E quindi ora penso al tecnico e al pratico che nobilita l'uomo.


Dove mi laverò i capelli? Dormiremo sempre in treno
Ci sta la doccia in treno?
Possiamo farlo il pass per i Balcani in giornata per partire stanotte per Sofia?

Cosa farà Gaia?
Gaia ancora non sa se partirà da
Bucarest
Belgrado
dalla Slovenia
a questo punto aggiungerei dalla Repubblica Slovacca
(Atreju ci ha invitate a fare la grigliata di maiale con i suoi genitori in Slovakia, e io il maiale non lo mangio da tanto)


Vedremo.


per adesso mi laverò i capelli.

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