"La vita è un viaggio e viaggiare è vivere due volte"
Omar Khayyam

domenica 22 gennaio 2012

And suddenly we left from Turkey: Bulgaria, Sofia, 3 e 4 giorno

Terzo giorno


Casa di Alì brulica di preparativi, Gaia riorganizza la valigia, l'ora si fa tarda e io mi avvio per conoscere quelli che saranno alcuni dei miei compagni di viaggio. Alle 22.00 il treno Istanbul-Sofia parte, corre per 12 ore e ci porta in terra bulgara.

Quarto giorno

La stanchezza mi fa a pezzi, l'alfabeto cirillico anche.

Una volta arrivata in Bulgaria lo scenario è cambiato come quando si cambia canale e si passa dai film anni 60 a uno dei Vanzina.

9 di mattina, la sveglia di Atreju suona.
Io sono nel letto di mezzo, nella carrozza del treno insieme a me altre 5 persone.
Due tedeschi, due italiane, un polacco e uno slovacco.
Manca il carabiniere.

E aprire gli occhi e vedere scenari siberiani da un finestrino che corre non è cosa da poco, soprattutto se non lo sapevi, soprattutto se non ci sei mai stata, soprattutto se l'ultima volta che tutto era così eri a casa tua, la prima, quella dove torni sempre perchè ci lasci sempre qualcosa.
Kili di neve.

La notte è passata e non senza inconvenienti.

Alla stazione di Istanbul facciamo il Balkan Pass. 70 euro per viaggiare per un mese in tutti i balcani, Alì me l'ha consigliato perchè Alì è sempre un dritto.
Il tipo della biglietteria internazionale è tutto meno che internazionale: non sa scrivere i nomi, parla solo in turco  e quando ripete lo fa velocissimo e si incazza pure.

E quindi si parte. La cuccetta è come una compagnia di boy scout, qualcuno suona la chittarra, qualcun'altro ha portato la vodka, io insisto sugli stati emotivi delle persone perchè il lupo perde il pelo ma non il vizio e così ognuno racconta una storia.

Io racconto sempre la stessa, ma qui non posso dirla; parla di due cronometri che non si sincronizzano mai. Molti di voi la sanno già.

Ma le cose in viaggio sono sempre diverse e a volte delle nostre storie ce ne dimentichiamo anche se le stiamo raccontando.
E anche la storia del viaggio cambia mentre la si fa. Dall'entusiasmo si passa all'abitudine e dall'abitudine si passa all'equilibrio (sempre precario) che ti permette di approfondire le cose, solo quelle che ti interessano, solo quelle che contano, che sono sempre due o tre e te le porti dietro da tutta una vita.

E quindi l'ammucchiata si ignora e pian piano si sprofonda nel sonno che non porta ricordi.

Solo che sei in un treno, e stai passando il confine. E il treno è turco, e non è proprio all'avanguardia.

Non c'è un bar
Non  c'è dell'acqua

"Compriamo della frutta? Potrebbe esserci utile in viaggio, dai!" (avevo detto con l'entusiasmo della praticità preventiva)
"No che cazzo stai a dì sei patetica"
(Gaia continua imperterrita con le sue opinioni controcorrente, solo che a volte ci rimetto anche io)

E soprattutto: c'è un chiaro problema col sistema di riscaldamento.
Dalle intercapedini dei sedili esce un'aria calda che sembra atta a fare da padrona in uno scenario da fonderia di tungsteno.
La finestra è aperta, e così i nostri corpi hanno una temperatura media di 36.6 gradi centigradi con picchi di minima e massima in corrispondenza della testa e del culo rispettivamente.

Timo, il tedesco, is acting come un uomo da convivio e propone in successione biscotti, cioccolata con cereali, vodka, cioccolata alla fragola, red bull, acqua, vodka, biscotti. Almeno il suo buffet ha un nonchè di circolare.
E il tempo corre veloce. Il treno si divide e di quello che era un intercity rimane solo una carrozza Bojano-Tavenna.

Ci decidiamo ad aprire i letti. Io mi spoglio sotto le lenzuola per il caldo, ognuno trova il suo guscio e ci si perde dentro.
I tedeschi non la smettono di parlare, io penso che vorrei ucciderli circa 3 volte al secondo.
Ma prima o poi tutto le acque si chetano.
E così la notte inizia a sentirsi.

"CONTROL!!! PASSAPORT CONTROL!! CONTROL CONTROL"
Io bestemmio.
Che significa?
Alle 4 di notte
in un treno dormiente
di 15 persone
di cui la metà donne anziani e bambini
(l'altra metà siamo noi)
Passaport Control.

Io bestemmio e non ci credo.
Dovete scendere.
Il ghiaccio sta attaccato ai vetri e non presagisce niente di buono.

Inizia l'aria da deportazione.

Orde di bambini in lacrime e donne che li tengono in braccio avvolti in giubbini di pelle stile Europa dell'Est iniziano una ridicola diaspora verso l'esterno.

Io mi metto una felpa ed esco in mutande e legghins, ancora incredula, ancora polemica.
Per premura prendo una coperta e mi ci avvolgo dentro, Gaia fa lo stesso.
Siamo a tema,
Una bambina piange a dirotto e io le accarezzo la guancia, cosa assai rara e chi mi conosce lo sa.

(con i bambini mi metto in competizione)

Ma noi siamo allegre e gli smadonnamenti ci riscaldano il cuore. Almeno possiamo fumare.

Come se non bastasse ci portano in una stanza a 40 gradi centigradi, lo sbalzo di temperatura mi costringe ad abbandonare la coperta e a mostrare il mio abbigliamento non adeguato per il pubblico.

Il controllo dei passaporti si svolge più lentamente di una Via Crucis e quando finisce è tutto più bello di un sogno.
Torniamo nelle nostre cuccette, e io sono felice.
Mi addormento.
Dopo 20 minuti bussano alla porta e io devo aprire perchè sono quella più vicina al sistema di chiusura della porta scorrevole.
Io non ricordo bene cosa è successo ma ricordo solo due occhi azzurri di una donna poliziotto che mi ha guardata intenerita.

Per fortuna che sono previdente e m'ero addormentata col passaporto in mano.

(il controllo bulgaro è seguito a quello turco puntuale come una morte predetta)

E mi sono addormentata.
Un Atreju che sponsorizzava un libro di Heidi accompagnato da Antony Hopkins mi ha fatto una dolce compagnia durante il mio sonno.

E così siamo a Sofia.
Che è bella, ma a me piace tutto quindi non conta.

(nota pratica: se un giorno un uomo obeso e un uomo senza denti alla fermata del treno nella stazione centrale di Sofia vi fermeranno per portarvi all'ufficio informazioni offrendosi di portarvi i bagagli non credetegli.)

Il debito di Gaia ormai è multietnico. Dividiamo i conti secondo le diverse valute.
Al momento siamo alle Leva.

1 Euro = 2 Leva
1 Leva = 0.70 Lire Turche
1 Lira Turca = 0.40 Euro

We sell we buy we borrow why not

E i palazzi sono dell'Est.
Ma non di quell'Est pittoresco che uno identifica con arabia e profumi.
E' un Est fatto di larghe strade, con i palazzi che sanno di un'epoca dove l'avere di più era considerato peccato e la neve copre la dignità di uno spirito libero che forse per troppi anni ha dormito, ma che ha imparato qualcosa, si avverte.

E ai canti delle moschee che mi ci ero tanto abituata che erano tanto belli si sostituisce un silenzio di quiete, insolito per una capitale europea, fatto di parallelismi di vie che arginano un'oasi di monumenti degni di Roma e Milano, di chiese ortodosse e cupole che non so cosa siano.
E i canti della chiesa ortodossa li ami, anche se ormai io di queste cose amo un pò tutto, perchè alzi lo sguardo e tra l'oro e i dipinti alla Giotto scovi 10 persone in una nicchia sospesi nell'aria che cantano in una pace maestosa.
E il prete ortodosso torna indietro e i fedeli gli baciano le mani.

ANCORA BACIAMO LE MANI.

Ma cerco di non essere critica, cerco di non guardarlo così che non si avvicini anche a me, cerco di pensare, perchè è a questo che serve viaggiare.

E così vado a dormire, in una camerata in un ostello bellissimo dove ora sento la musica in un salotto di chitarre, Hukeleli e mandolini, dove tutti sembrano amici e gli spaghetti ho deciso che li controllo io, anche se il tipo si offende e mi dice " I am cooking what are you doing?", perchè sono Italiana e oggi la mia rivoluzione è vera e reale, senza parlare del Kurdistan, delle mani dei preti ortodossi, del genocidio armeno e dei diritti del panda.

Oggi si cambia, oggi salvo orde di viaggiatori da etti di pasta scotta.

- Buonanotte -

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